lo spazio vuoto

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lunedì 10 ottobre 2016

L'invitata imbucata

È arrivata da fuori, da un Altrove, oltre. 

Si è infilata indiscreta, con passo incerto tra gli invitati. Da dove viene lei fa tanto freddo, per questo ha messo la giacca pesante. Così ha detto, fra sé e sé. Ma lì, dentro quella chiesa, c'è un bel tepore. E lei accoglie le mani di chi la vede incerta. Arriva ai piedi dell'altare, qualcuno la guarda con sospetto, qualcun altro le offre il braccio, riconoscendola. Sale i gradini, verso l'Alto.  

La violista le porge una sedia, lei ringrazia, muovendo scomposta il capo. Così si siede, accanto alle musiciste, e si gode la cerimonia in prima fila, sgargiante di colori mal assortiti. A volte socchiude gli occhi, a prendere respiro, a cercare nella sua memoria ballerina, le stesse parole pronunciate ora su quella tavola sacra.

Poi le scende una lacrima. Gli occhi dei vecchi, si sa, sono sempre bagnati. Lei non se ne accorge nemmeno, è assorta tra i suoi ricordi e il dono presente di due giovani sposi, che si fanno promesse d'eterno.

La cerimonia finisce, gli invitati escono tutti, si preparano a festeggiare gli sposi, riso in mano e sul volto. Lei aspetta con pazienza, si lascia aiutare a scendere i gradini, e poi, a passi rigidi, raggiunge il dipinto, quello enorme di Maria, che sembra guardarla a mani giunte, in attesa di poterla abbracciare.

Scava nelle tasche della giacca che tiene appoggiata sul braccio, trova qualche spicciolo, lo fa tintinnare nella cassettina delle offerte.

Poi accende tutte le candele, elettriche, le spegne e le riaccende, prova e riprova, non si rassegna. Da dove viene lei, fa tanto freddo, e purtroppo quelle candele non scaldano.

Congiunge le mani, si fa il segno della croce ed esce, inosservata, in silenzio, aspettando, chissà, un'altra chiesa, altri sposi, all'ombra dei quali poter trovare riposo e un po' di calore.





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